La Sacra di San Michele di Margherita del Castillo
Mille chilometri a nord dell’omonimo santuario di Monte S. Angelo
sorge la Sacra di San Michele, presso la quale trovavano ristoro i
pellegrini diretti a Roma, Santiago o Gerusalemme, che da Chambéry,
attraverso il Colle del Moncenisio, giungevano a Susa. Come il più
antico insediamento angelico sul Gargano, da cui si diffuse il culto del
principe delle milizie celesti, anche la Sacra piemontese sorge su
un’altura, in una posizione davvero vertiginosa.
I monaci Benedettini
arrivarono sullo sperone del Monte Pirchiriano, nelle Alpi Coazie, tra
il 983 e il 987, seguendo l’esempio di San Giovanni Vincenzo che proprio
qui aveva già intrapreso una vita eremitica. L’abbazia venne edificata
in quegli anni grazie all’iniziativa di Ugo di Montboissier, ricco
signore dal fosco passato, che aveva ottenuto in cambio da Papa
Silvestro II il perdono di tutti i suoi peccati.
Il complesso monumentale è composto da vari edifici su diversi livelli,
che documentano l’evolversi dell’architettura dallo stile romanico a
quello gotico. La facciata, di vari colori e geometrie, con i suoi 41
metri di altezza, è senz’altro la parte più imponente: varcatane la
soglia, il ripido Scalone dei Morti culmina nella Porta dello Zodiaco
sui cui battenti il maestro Nicolao (XII sec) scolpì le immagini dei
segni zodiacali e delle costellazioni australi boreali.
Non si
conosce esattamente l’anno in cui, nel Millecento, iniziarono i lavori
di costruzione della chiesa a tre navate, sormontate da volte a crociera
e tre absidi. Gli interventi successivi, sei e ottocenteschi, non ne
alterarono, comunque, l’aspetto originario. Entrando, curiosamente sotto
il primo pilastro della navata centrale per 15 centimetri affiora
quello che il poeta Clemente Rebora definì “culmine vertiginosamente
santo”, ovvero la cima del monte Pirchiriano.
Sulla parete sinistra il visitatore si imbatte subito nel grande affresco dell’Assunzione,
dipinto nel 1505 con le scene della Sepoltura di Gesù, la Dormitio
Virginis e la Madonna Assunta, da Secondo del Bosco di Poirino. L’opera
più famosa che qui si conserva è il Trittico di Defendente Ferrari
(1520) che mostra al centro la Vergine che allatta il Bambino in una
mandorla d’oro circondata da cherubini e, sui pannelli laterali, San
Michele Arcangelo che scaccia il demonio e San Giovanni Vincenzo.
Dalla
zona centrale, scendendo una dozzina di scalini logorati dai passi di
migliaia di pellegrini, si arriva a quello che è il luogo più sacro
dell’intero complesso, un piccolo ambiente absidato la cui storia si
intreccia con la leggenda, che gli studiosi ritengono essere il
primitivo Santuario, la prima Sacra.
Fonte: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-sacra-di-san-michele-6627.htm