sabato 13 luglio 2013

La caduta degli angeli

di Augusto de Izcue


La principale funzione degli angeli è quella di essere assistenti al Trono di Dio. Come ogni re ha la sua corte formata da personaggi di spicco, così Dio, «Re dei re e Signore dei signori» (Apoc. 19,16), si è formato una corte con le creature più eccellenti della creazione, gli angeli, che perciò viene chiamata Corte celeste. 
di Augusto de Izcue

Al vertice di questa Corte c’era un angelo, a cui si applicano le parole rivolte dal profeta Ezechiele al Re di Tiro: «Tu eri il modello della perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza. Abitavi nell’Eden, giardino di Dio. Eri coperto d’ogni pietra preziosa. (...) Il giorno in cui fosti creato ti stabilì quale Cherubino protettore, ti posi sul monte santo di Dio» (Ez. 28, 12ss). Era Lucifero, il primo fra gli angeli. Tutti i privilegi della natura angelica Dio effuse in misura sovrabbondante nella persona di questo supremo angelo. La sua sovrana bellezza e luce (Lucifero significa “colui che porta la luce”) riempiva di ammirazione tutti gli angeli.

Lucifero, primo degli angeli
Purtroppo fu proprio questo a perderlo. È vero che egli era perfettissimo, ma doveva essere comunque sottomesso a Dio con un’obbedienza piena, doveva cioè accettare il suo posto nella gerarchia dell’universo. Invece, l’orgoglio cominciò a corrodere il suo spirito: «Perfetto tu eri nelle tue vie dal giorno in cui fosti creato, fino a quando spuntò in te l’iniquità» (Ez. 28,15).
Egli pensava con superbia: «Salirò in Cielo, al di sopra degli astri di Dio, innalzerò il mio trono, salirò sulla sommità delle nuvole, sarò simile all’Altissimo» (Is. 14,13-14). Non contento di essere il primo degli angeli, Lucifero si volle paragonare a Dio: «Il tuo cuore si è inorgoglito e tu hai detto: Io sono un dio e nella dimora di un dio io abito» (Ez. 28, 2).
Lucifero era ancora formalmente sottomesso a Dio, ma in lui v’era già il seme della ribellione. Il suo amore non era più incondizionato ma, anzi, critico. Questa freddezza della volontà, frutto di un cuore inorgoglito, turbava anche la sua intelligenza, non più capace di comprendere razionalmente che egli non poteva mai paragonarsi con l’Essere assoluto.

Orgoglio, egualitarismo, Rivoluzione
Alla radice del male, troviamo dunque l’orgoglio, che produce un atteggiamento ugualitario che tende poi a sfociare in ribellione. La persona orgogliosa, soggetta all’autorità di un’altra, odia in primo luogo il giogo che in concreto pesa su di lei.
In secondo luogo, l’orgoglioso odia genericamente tutte le autorità e tutti i gioghi, e più ancora lo stesso principio di autorità, considerato in astratto. E poiché odia ogni autorità, odia anche ogni superiorità, di qualsiasi ordine sia.
Era questa la situazione di Lucifero quando, come è opinione quasi generale fra i teologi, Dio rivelò agli angeli che la Seconda Persona della Santissima Trinità avrebbe assunto la natura umana in Gesù Cristo e chiese loro di adorarLo, non solo nella Sua divinità, ma anche nella Sua umanità ipostaticamente unita.
Mentre gli angeli buoni esultarono di gioia e adorarono il Verbo Incarnato in previsione della Sua nascita, Lucifero cominciò invece a protestare. Se prima obbediva a malavoglia, ora proprio non ne poteva più. Adorare un uomo, anche se ipostaticamente unito al Verbo Divino! La sua intelligenza oscurata gli impediva perfino di analizzare quanto v’era di sapienziale nell’Incarnazione. L’invidia inondava il suo spirito, resisteva al volere divino. Invitava anche gli altri angeli alla disobbedienza. Molti angeli, in cui certamente l’amore alla gerarchia era già carente, lo ascoltarono.

Rivoluzione e Contro-rivoluzione nel Cielo
A questo punto, secondo una pia opinione, Dio avrebbe sottomesso gli angeli alla prova suprema: rivelò loro la divina maternità di Maria Santissima e, quindi, il suo ruolo basilare nella storia della salvezza, domandando di venerarLa come Signora e Regina.Gli angeli buoni subito esultarono: “Veneriamo questa Donna, capolavoro della Santissima Trinità!”. Per Lucifero, invece, la misura era colma. Egli rompe ogni indugio: “No! Non serviam!”. Non servirò mai ad una creatura inferiore a me, una creatura meramente umana! E scatena la prima rivoluzione della storia, ribellandosi apertamente contro Dio e contro l’ordine da Lui stabilito. Un terzo della Corte celeste lo segue.

Davanti a questo fatto sconvolgente, per gli angeli che volevano restare fedeli a Dio, sorse un nuovo obbligo morale: dare testimonianza di Dio, cioè amarLo, lodarLo e servirLo, in netto contrasto con coloro che Lo odiavano, bestemmiavano e si ribellavano. In altre parole, nacque il dovere della militanza.
Se ne fece eco l’arcangelo Michele. Non potendo tollerare questa insolenza, egli lancia quel grido magnifico: “Quis ut Deus!” (Chi è come Dio!) e si mette al comando della Contro-rivoluzione. Leggiamo nell’Apocalisse: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli,  ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Apoc. 12, 7-9).In ricompensa per la sua fedeltà, Dio dà al vincitore il nome di MI-CHA-EL, che vuol dire appunto “Chi è come Dio”, e lo designa Principe delle milizie celestiali. Alla sconfitta di Lucifero segue invece un castigo adeguato al suo peccato. L’angelo ribelle si vede trasformato da spirito di luce in un mostro orribile: «Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? (…) Tu che volevi essere simile all’Altissimo, invece sei precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso» (Is. 14, 12-14).

La guerra al peccato nella storia
Questa caduta degli angeli condiziona poi tutta la storia. All’inizio della creazione vediamo Dio nella gloria perfetta tra i Suoi angeli. Tutto è inondato dalla gioia infinita d’una creazione ancora incontaminata. Se fosse rimasta così, la pace avrebbe regnato per sempre. Purtroppo, dalla caduta di Lucifero, e poi dei nostri padri Adamo ed Eva, dobbiamo fare i conti con una realtà ineluttabile, con quel “mistero di iniquità” chiamato peccato.Peccato che, poi, tende a manifestarsi in tutto l’operato dell’uomo. Il male si incarna – per così dire – in persone, idee, movimenti, tendenze, false religioni e cattivi poteri che bisogna contrastare. Perciò la Chiesa ci ricorda con Giobbe che «la vita dell’uomo sulla terra è una battaglia» (Giobbe, 7,1). Papa Leone XIII ci rammenta ugualmente che «il cristiano nasce per la lotta» (Enciclica Sapientiae Cristianae, del 10-01-1890).Ed ecco la visione d’una storia attraversata dalla lotta fra il bene e il male, caratterizzata dalle Sacre Scritture come la lotta fra la Donna e la sua discendenza, i “figli della luce”, contro il serpente e la sua discendenza, i “figli delle tenebre”. Una visione che oggi, purtroppo, sembra alquanto persa, con rovinose conseguenze in vari campi.

Fonte : http://www.radicicristiane.it/fondo.php/id/156/ref/3/Dossier/La-caduta-degli-angeli

2 commenti:

  1. Di questi tempi occorrerebbe precisare dov'è che sta la ribellione, se cioè dentro o fuori la Chiesa, se già in quello che dice o solo in quello che lascia intendere. Discutendo con un amico ci chiedevamo quale fosse stato l'intento originale di Benedetto XVI nel promulgare il Motu proprio del 2007, se quello di onorare l'antico rito della Messa Romana o quello di rinverdire i fasti della riforma liturgica del '70, subordinando nel senso della continuità il rito tridentino a quello montiniano. Liberalizzare il rito di Pio V avrebbe piuttosto favorito l'abbattimento del fronte della resistenza cattolica tradizionalista, suggerendo che la medesima autorità che promulgò il rito di Montini non riconosceva reali opposizioni con una liturgia che altri avevano piegata alla causa della propria dissidenza. Ma davvero l'operazione di complementazione liturgica avrebbe potuto riconoscere la validità dell'antico rito senza nuocere al nuovo? Certo che no, quando difatti il Motu proprio del 2007 dichiara sì che la Messa Romana non era mai stata abrogata (contro quanto affermato invece da Paolo VI, che difatti nel Concistorio del 24 maggio 1976 parlò chiaramente di "sostituzione") ma nello stesso tempo pone tutta una serie restrizioni alla sua celebrazione, al punto da farne un rito solo "staordinario". In realtà gia prima di essere eletto come Benedetto XVI, il card. Ratzinger dimostrò di aver le idee chiare in tema di uniformazione dell'antico a vantaggio del nuovo già nel lontano 2001, al tempo cioè della pubblicazione del suo "Introduzione allo spirito della liturgia". Della questione diede conto il giornale antimodernista "Si si, no no" (XXVIII, n. 8, 30 aprile 2002) cui rinvio per completezza di riferimenti, nell'articolo "La crociata del card. Ratzinger" (http://www.sisinono.org/anno-2002-vuoto/file/622-anno-xxviii-nd8).

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